Le eccellenze dell’artigianato siciliano sono sempre più note in tutto il mondo.
L’artigianato siciliano, infatti, è uno dei tanti vanti di una Sicilia produttiva e industriosa. Un’eredità lasciata nel DNA della sua gente da tutti quei popoli che si sono avvicendati su quest’isola, al centro di un Mar Mediterraneo affollato di attività e scambi commerciali.
La Sicilia è una tra le regioni italiane ai primi posti nell’ambito delle eccellenze artigianali, una terra fatta di gente che ha saputo mantenere vive le sue produzioni artistiche di tradizione.
Vediamo allora quali sono le eccellenze dell’artigianato locale per cui questa regione è così conosciuta.
Lo sfilato siciliano è un’antica tecnica di ricamo siciliano che risale al IX secolo quando in questa terra dominavano i Normanni. I tessuti pregiati, come il lino, venivano e vengono tutt’ora lavorati e decorati magistralmente e superbamente con fili di seta, ma anche fili d’oro e d’argento.
Grazia e bellezza caratterizzano queste piccole e delicate opere d’arte di tradizione secolare, tipicità senza tempo della regione Sicilia.
Lo sfilato siciliano è oggi inserito giuridicamente nel R.E.I., il Registro delle Eredità Immateriali dell’Unesco, per la categoria dei saperi legati all’artigianato tradizionale.
Le ceramiche siciliane sono dei manufatti di tradizione artigianale che devono la loro origine ad invenzioni e tecniche antiche.
Questa produzione era servita nei secoli per la creazione di contenitori alimentari, di oggettistica per arredamento e di piastrelle per la pavimentazione delle abitazioni. Gli Arabi, nel IX secolo, affinarono l’arte introducendo l’invetriatura piombifera, il rivestimento lucido e impermeabile aggiunto sull’argilla delle ceramiche grezze. Ai giorni d’oggi i principali centri di produzione di ceramiche siciliane, fabbricate nel rispetto delle tecniche tradizionali di quest’arte millenaria, si trovano a Camastra, provincia di Messina, Caltagirone, provincia di Catania, e Sciacca, provincia di Agrigento.
Proprio di Caltagirone sono le famose Pigne siciliane, ceramiche che usano questo frutto, la pigna, come simbolo e augurio di benessere, forza vitale e di prosperità.
Quello del fabbro è un antico mestiere. In Sicilia, questo tipo di lavorazione artigianale ha avuto il suo splendore nel periodo barocco, quando il ferro battuto siciliano veniva plasmato dagli artigiani dell’isola, per abbellire le residenze dei signori del XVII secolo.
Nel piccolo borgo di Burgio, Agrigento, nell’entroterra della Sicilia occidentale, si producono ancora artigianalmente le campane in ferro battuto, esportate in tutto il mondo. Rimane questo l’unico borgo della Sicilia che porta avanti questo mestiere.
Un’altra materia prima siciliana, unica e tipica, è la pietra lavica, la pietra dell’Etna.
Questa è stata utilizzata moltissimo in tutta l’isola per adornare palazzi, ville, piazze, strade e vicoli, soprattutto nel periodo barocco.
La pietra lavica è un materiale ottimo da lavorare, in quanto permette decorazioni raffinate, miniaturizzate, garantendo però, al contempo, una resistenza agli urti, alle macchie e al tempo.
La pietra di Modica è una roccia calcarea dura, molto resistente, tipica dei monti Iblei, nella zona tra Ragusa e Siracusa, nella Sicilia sud-orientale.
I suoi colori tenui sfumano dal bianco al grigio perla fino al beige, ma il suo tocco di raffinatezza è dato da naturali linee di quarzo perpendicolari, che la disegnano in maniera inconfondibile.
Già veniva usata in epoca preistorica. Ad oggi, la Sicilia esportata la pietra di Modica in tutto il mondo, nelle versioni sabbiato, lucido, e bocciarda, una tecnica di lavorazione che lascia la pietra piuttosto ruvida e corrugata, conferendole un aspetto anticato.
Il corallo rosso siciliano è tipico del trapanese, con alle spalle una tradizione di tecniche di pesca e di lavorazione che durano da secoli.
I pescatori di coralli, i corallai, partono all’alba, alla ricerca dell’oro rosso del Mediterraneo, a bordo dei loro ligudelli. Il corallo viene sfilato via dal fondale marino con l’ìngegnu, un attrezzo da pesca con legni incrociati a forma di croce, a cui sono legate le reti a strascico.
Particolare è il corallo di Sciacca, che vive alle pendici sommerse del vulcano sottomarino dell’Isola Fernandinea, sommersa nel canale di Sicilia. Questa specie, scoperta per caso dai pescatori nel 1875 e tutelata da un suo proprio consorzio, è unica per la sua colorazione che va dal giallo al bruno, tipico colore vulcanico.
La tecnica della cartapesta, probabilmente di origine cinese, si sviluppò in Sicilia nel XVI secolo.
Con questo materiale, risultato dall’impasto di carta e stracci intrisi in un legante colloso, gli artigiani realizzavano e realizzano tutt’oggi opere d’arte, tra cui le figure dei carri per le parate dei carnevali e per le processioni dedicate ai patroni delle varie città. Tradizioni ancora molto vive, partecipate e vissute in ogni angolo della Sicilia.
Nel XVIII secolo, la cartapesta si utilizzò persino in sostituzione dello stucco, per la decorazione di muri, pareti e per le realizzazioni dei rosoni da soffitto.
Il merletto deriva il suo nome dall’elemento architettonico che veniva posto a completamento della parte ultima e alta dei palazzi e delle torri medievali: il merlo.
I primi merletti, chiamati anche trine o pizzi siciliani, cominciarono a fare la loro comparsa sull’isola intorno al VII secolo. Lavorati con il tombolo siciliano, un attrezzo da ricamo, venivano tessuti anche con fili d’oro e d’argento, pregiatissimi e di costo elevato, soprattutto per quei tempi.
Ai nostri giorni, questa tradizione è ancora esercitata magistralmente in alcune città, tra cui Marsala, Mazara del Vallo, Modica e Aragona, con la produzione di piccoli ed eterei oggetti d’arte dell’artigianato siciliano.
I siciliani hanno saputo conservare tecniche e produzioni che fanno parte del loro patrimonio storico culturale: mestieri iniziati nei tempi antichi e mantenuti in vita, fino ai giorni nostri, con ineguagliabile maestria.