A ridosso della Riserva naturale dello Zingaro e del Monte Monaco, vi è la Tonnara del Secco, che rappresenta un altro importante simbolo locale. Le sue prime notizie risalgono al 1412, ai tempi di re Ferdinando, il quale diede il via alla pesca per realizzare il garum (salsa di pesce) che tanto piaceva ai Romani.
È stata una delle più importanti tonnare del territorio e anche tra le più antiche, tanto che qui sono stati ritrovati resti di vasche cetarie del IV secolo a.C.
Qui, oltre allo stabilimento per la lavorazione del tonno, c’erano anche i magazzini per ritirare le reti, le barche e alloggi per le persone che vi lavoravano. La Tonnara del Secco è stata la prima a calare le reti per la pesca a pochi metri dalla riva e ad avere la camera della morte sugli scogli. Si narra che i proprietari della tonnara invitassero i loro ospiti sul terrazzo del Palazzotto per assistere alla mattanza dei tonni.
È dal 1970 che non vengono più calate le reti per la mattanza, tuttavia il luogo rimane denso di un fascino antico, per quanto cruento, e non mancano nei ricordi dei pescatori locali le descrizioni delle mattanze. Ultima proprietaria della tonnara fu la famiglia Plaja (1929- 1999), che custodisce i “Diari del Secco”, diari scritti da loro in cui vengono narrate le storie e vicende della mattanza, i premi in natura dati ai tonnatori, le paghe e le incursioni dei bombardieri nella Seconda guerra mondiale.
Questa Tonnara è apparsa in televisione in alcuni episodi de Il Commissario Montalbano, nella fiction Cefalonia e Viola di Mare.